Alla fine ci siamo arrivati tutti a capire che il corpo e la nostra parte emotiva, spirituale, l’anima.. (chiamala come vuoi tu) sono collegati. Tra loro si influenzano e comunicano. Quello che generi nei pensieri si manifesta nel corpo e con i tuoi stati emotivi determini quello che accade nel tuo organismo.
Quindi se si parla di benessere in senso generale, certamente si parla di alimentazione e di attività fisica, ma non si può trascurare l’aspetto mentale.
Bada bene, so bene di essere a rischio sconfinamento di disciplina. Quindi non ti voglio parlare di cose che non so, ti parlo però di quello che sperimento nella mia vita e della riflessione che è nata in me legando il concetto di decluttering (che è parte del mio lavoro) e il concetto di benessere mentale.
Ma facciamo un passo indietro
Ispirata da un libro che ho letto, dal titolo: “Il magico potere del riordino emotivo” (di Donald Altman, Edizioni Il punto d’incontro), ho pensato che gli stessi principi, gli stessi punti di riflessione che applichiamo nella nostra attività di decluttering di vestiti o di oggetti in generale, possiamo applicarli ai nostri pensieri.
Nel libro infatti si parla di liberarci dalla spazzatura emotiva che alberga in noi, che è legata al passato, legate alle relazioni, generata anche da una vita quotidiana che è soggetta al consumismo, alla velocità. Richiamandoci a vivere pienamente il presente, riscoprendo il valore della chiarezza, speranza e pace.
Perché allora non pensare di fare un decluttering dei pensieri, come facciamo con i vestiti o le cianfrusaglie di casa nostra? In fondo anche quando accompagno i miei clienti nel loro percorso di riordino e organizzazione li invito a considerare il loro presente, a selezionare quello che per loro è davvero utile e li fa stare bene, in questo momento.
La presenza nel qui e ora è un concetto fondamentale in diverse discipline, mi viene in mente fra tutte la mindfulness. Ecco quindi che diventa possibile trasferire gli stessi stimoli e gli stessi interrogativi che si usano per liberarsi dei vestiti, ai nostri pensieri e alle nostre convinzioni.
Proviamo?
Facciamo una attenta analisi di quello che conserviamo nel nostro armadio emotivo. Che ci portiamo appresso tutti i giorni, in tutte le situazioni. Che determina le nostre decisioni. E proviamo a metterci di fronte ai nostri pensieri, come quando ci mettiamo davanti al nostro cumulo di vestiti. Le domande da farci sono quindi sono sempre le stesse:
- mi serve?
- mi fa stare bene?
- mi piace?
- mi sta bene addosso?
Ecco che allora avviene il decluttering, e possiamo lasciar andare tutti quei pensieri che:
- appartengono al passato, e non sono più adatti a noi e alla nostra vita di questo momento. Come un vestito che non ci va più bene, perché siamo cresciuti. E ci siamo evoluti.
- non mi fanno stare bene. Non mi fanno sentire piacere e gioia. Come un vestito che non mi valorizza e non è dei colori che mi donano.
- mi sono stati dati da altri, e li porto con me senza chiedermi se realmente mi andavano bene o ne avevo bisogno, come i giudizi e i sensi di colpa (anche se in realtà i sensi di colpa siamo noi a permettere agli altri di farceli venire… ma questa è un’altra storia…). Come le cose che ti regalano, ma che tu in realtà non volevi.
- non mi sono utili. Mi depistano, mi scoraggiano, non mi servono per fare quello che voglio fare. Anzi, mi buttano pure giù di morale. Come quelle cose che non ti servono, ma che continui a tenere lì ad ingombrare, occupando spazio ed energie.
Alla fine del decluttering dei pensieri avrò alleggerito la mia mente e il mio spirito, sarò libera di agire e muovermi liberamente nel mio spazio interno. Resterà solo quello che per me è importante, mi piace e mi fa stare bene.
L’attaccamento mi trattiene, come una zavorra.
Se lascio andare, mi libero e mi do la possibilità di scoprire e sperimentare.
Se vuoi saperne di più seguimi sui miei canali Facebook e Instagram e iscriviti alla mia newsletter. Io mi occupo di organizzazione, non di psicologia. Ma a cosa serve l’organizzazione se non a farci stare bene?