Quando mi reco nelle case dei miei clienti riconosco quanto sia delicato entrare negli spazi personali e intimi delle persone. Ritengo un grande privilegio quello di godere della fiducia di queste persone, che mi fanno entrare nella loro casa e condividono con me le loro difficoltà. Talvolta mi rivelano qualche disagio maggiore, superando anche non poco imbarazzo. Ecco perché mi impegno ad offrire sempre il massimo della mia correttezza e professionalità, insieme ad una abbondante dose di ascolto e accoglienza.
Quello di cui mi rendo conto è che molto spesso le problematiche sollevate dalle persone che chiedono il mio aiuto hanno degli elementi comuni. I disagi che vivono si assomigliano e riguardano tutti il modo in cui la loro casa li fa sentire!
Quello che superficialmente sembra solo “mettere a posto” in realtà è un processo ben più profondo, perché va a toccare blocchi e difficoltà, abitudini e credenze su noi stessi e sulla nostra vita. Mettere mano alle nostre cose significa mettere mano su quello che ci appartiene e nel quale ci riconosciamo. (Ne ho parlato anche con una psicologa qui.) Chi ne ha fatto esperienza, può confermare che questo lavoro, cioè quello di cui mi occupo io come Professional Organizer, riguarda certamente la forma esteriore di riordino e riorganizzazione di oggetti e spazi, ma le cui radici e i cui frutti, di cui il cliente fa esperienza nel suo viaggio di organizzazione personale, si manifestano nel mondo personale e interiore di ciascuno.
[Ecco perché, mi permetto di sottolinearlo, non ci si improvvisa in questo lavoro. Anche se sembra che il decluttering vada di moda e se ci sono i “coach dell’ordine” famosi su Instagram.]
Tra i clienti con cui ho lavorato, c’è chi ha una stanza della vergogna da affrontare, chi vuole finalmente trovare un metodo affidabile per mantenere l’organizzazione del proprio armadio, chi vuole liberarsi una volta per tutte del disordine e della confusione che regnano perenni.
Con ciascuno di loro ovviamente il percorso e la risoluzione dei problemi sono personalizzati e unici. Io li affianco in questo cambio di abitudini e in questa conquista di una nuova libertà.
Ma ho potuto constatare che, aldilà delle specifiche esigenze e necessità, vi sono alcune buone pratiche che spesso vengono trascurate e che rappresentano universalmente una buona base di azioni da compiere per instaurare l’organizzazione in casa.
Riassumo queste buone pratiche in alcuni miei consigli, semplici ma davvero potenti!
Fare decluttering
Non lo ripeterò mai abbastanza: l’accumulo e il disordine sono i nemici di pulizia, chiarezza e comodità. Liberarsi del superfluo libera non solo gli spazi, ma anche la mente. Ci conduce a prendere consapevolezza di quello che possediamo e di quello che vogliamo. E se prendere decisioni è faticoso, con il decluttering ci alleniamo a farlo in modo positivo!
Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa
Questa regola è vecchia come il mondo, ma sempre valida. Il disordine è spesso causato dal fatto che a molte cose non abbiamo attribuito una collocazione precisa nella nostra casa, oppure anche se ce l’hanno chissà perché non ci ritornano mai… Coltivare l’abitudine a curare questo aspetto è fondamentale per mantenere il disordine sotto controllo.
Le categorie
Questo è un passaggio molto importante quando si vuole attribuire un posto ad ogni cosa: creare le nostre categorie. Ce ne possono essere di universali e che vano bene per tutti, ma la maggior parte sono personali e adattate alla situazione personale. Ma è molto importante individuarle, perché sono la chiave di volta per avere una buona attribuzione di spazi e collocazioni.
Uno entra, uno esce
Questa regola può essere applicata ogni volta che acquisti qualcosa. Ok, hai bisogno di quel paio di scarpe nuove. Però allora quell’altro paio dimenticato in fondo alla scarpiera, che non usi da più di un anno può lasciare lo spazio al nuovo arrivato. Così il numero delle cose che hai non supera mai un certo livello di guardia, e ti permette di continuare a conservarle nello spazio ad esse dedicato (non occorre comprare una nuova scarpiera!).
La regola dei tre tocchi
Ogni volta che utilizzi un oggetto in casa, devi toccarlo tre volte: la prima per prenderlo, la seconda per usarlo, la terza per riporlo. Con questa buona pratica usata da tutti i membri della famiglia (è una semplice regola da insegnare anche ai bambini!) ogni oggetto tornerà sempre al suo posto e verrà più facile mantenere l’ordine.
Ogni spazio ha la sua funzione
Mi accorgo spesso che questa riflessione è molto trascurata: chiedersi qual è la funzione che corrisponde ad ogni ambiente della nostra casa ci fa capire molte cose, prima tra tutte cosa ci serve davvero in quell’ambiente. Se realizzo che in cucina, oltre a preparare e consumare i pasti, i bambini fanno i compiti e guardo la televisione alla sera, forse allora oltre a stoviglie e pentole, in questo ambiente potrebbe servirmi anche altro: come fogli e cancelleria e una buona illuminazione, oppure una bella sedia comoda, o una poltrona.
La regola della prossimità
Questa è una regola fondamentale per l’organizzazione di qualsiasi cosa: tengo vicino e a portata di mano quello che uso di più, e tengo più lontano o più scomode le cose che uso raramente. Già applicando questa in cucina, in bagno, in armadio… le attività diventano più semplici! L’obiettivo dell’organizzazione non è l’estetica, ma la semplificazione e la funzionalità.
Regola dei 3/4
Gli spazi (cassetti, armadi, pensili…) non andrebbero mai riempiti di più di tre quarti della loro capienza. Questo permette non di poter comprare ancora (!) ma di rendere più facile il prendere e riporre gli oggetti contenuti in quello spazio. La praticità rende tutto più piacevole.
Se lo vedo lo uso, se non lo vedo lo dimentico
Questa regola non vale proprio per tutti, ma per molti funziona. Il fatto di poter vedere con un colpo d’occhio tutti il contenuto di un cassetto, dell’armadio, o di qualche altro spazio, consente di mantenere sempre una piena consapevolezza di quello che si possiede. Spesso una organizzazione non ottimale fa sì che qualcosa venga nascosto e quindi dimenticato. In questo caso, se lo dimentico non lo uso. E se non lo uso… posso anche eliminarlo (vedi il primo consiglio!).
Cura delle abitudini
Pur essendo comportamenti automatici, le abitudini hanno un grossissimo impatto sull’economia delle nostre giornate. Se poni attenzione a quello che fai ormai senza pensare forse ti rendi conto che c’è qualcosa che puoi migliorare per facilitare la tua quotidianità. “Ho sempre fatto così” non è detto che sia il modo migliore per guadagnare tempo e risparmiare fatica.
Pianificazione e programmazione
Anche le attività più semplici di tutti i giorni richiedono una buona gestione e vanno mantenute sotto controllo. Dedicarsi periodicamente pochi minuti per fare il punto della situazione, per pianificare le attività dei prossimi giorni o i pasti della settimana, dividersi i compiti, fare delle liste… non è il frutto di maniacalità e ossessione, ma un modo per non farsi portare in affanno dagli eventi, prevedendo imprevisti e ragionando su come ottimizzare i tempi.
Comunicazione e condivisione
In una famiglia conta moltissimo essere coscienti e partecipi di tutto quello che riguarda le vite dei suoi componenti, specialmente i bambini. Favorire quindi lo scambio di informazioni può aiutare la serenità della famiglia. Con un calendario, dei cartelli colorati, o una semplice riunione di famiglia giornaliera quando i figli sono più grandi, in modo che tutti abbiano la possibilità di proporre e ascoltare.
Equilibrio!
Le manie di controllo e la schiavitù della pulizie non hanno nulla a che fare con l’organizzazione. La cura va bene, ma l’eccesso anche no. Purtroppo per molti organizzare significa forzare e incasellare… la missione di noi Professional Organizer è proprio quella di dimostrare che organizzare significa piuttosto alleggerire e semplificare! Non significa essere precisi e perfetti costi quel che costi, ma restare in armonia con le attività e con gli ambienti. In modo che la vita quotidiana possa essere vissuta in serenità.
Queste sono per me le regole fondamentali, che posso consentire a chiunque di porre le buone basi per una organizzazione semplice ma efficace.
Poi certamente ogni caso è diverso e ogni situazione personale va affrontata in modo diverso, a seconda di esigenze e preferenze. Ecco perché il mio lavoro è sempre molto personalizzato. Non c’è un metodo unico e universale, che va bene per tutti. Checchè ne dica la Kondo…
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