un ammasso di sassolini

Decluttering: cos’è e cosa non è

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Non so se è solo una mia impressione, ma ultimamente se ne parla più spesso. Compare sulle riviste, negli articoli dei blog di diversi professionisti, sempre più persone incappano prima o poi in questa parola. Per qualcuno invece rimane ancora una parola sconosciuta, e forse ostica.

Io stessa ne ho parlato spesso nei miei articoli, ma ho comunque ho pensato potesse essere opportuno tornare alle basi e parlare da zero!

Vediamo quindi cosa significa decluttering: il significato della parola, da dove deriva, a cosa si riferisce e anche cosa non è. E quindi con cosa non va confuso.

Etimologia rivelatrice

Come spesso accade, ed è anche un motivo secondo me del grande fascino delle parole, ricorrendo all’etimologia di una parola possiamo facilmente scoprire il significato, perlomeno letterale. E anche in questo caso, pur parlando di una parola di lingua inglese, funziona.

La parola decluttering infatti è formata da prefisso “de” e dalla parola (un verbo) “cluttering” che deriva dal sostantivo “clutter“.

Clutter in inglese significa “molti oggetti disordinati” (non c’è una parola in italiano per dire la stessa cosa!) e la sua origine si lega al significato della parola “clot” che sempre in inglese significa “coaugulo”. Ecco che quindi un’idea del significato possiamo farcela: il clutter è un ingombro, un amasso di oggetti in disordine, qualcosa che blocca il flusso. Poi lo si può intendere come “ammasso di cianfrusaglie, confusione…”. Nella forma verbale “cluttering” significa “riempire qualcosa in modo disordinato o mal organizzato”.

Quindi vien da sè che il prefisso “de” di privazione, trasforma il significato di “decluttering” in “eliminare il disordine, togliere l’ingombro“.

Questo clutter quindi ingombra, da fastidio, impedisce il passaggio e lo scorrimento. Non solo in senso fisico (e qui arriva il bello!) ma anche in senso energetico.

Infatti qui si apre una spiegazione ben più ampia, e se vuoi approfondire questo argomento ti consiglio la lettura del libro “Feng shui e space clearing” di Karen Kingston. (In un mio prossimo post su Facebook e Instagram approfondirò i contenuti di questo libro, quindi se vuoi puoi seguirmi anche lì).

Pensi che abbia inventato tutto la Kondo? Nah…

Karen Kingston è colei che, nel 1998 (quindi un bel po’ prima del “Magico potere…“) ha coniato il termine “space clearing” per indicare “l’arte di purificare e rivitalizzare le energie presenti negli edifici” (cit. dal suo libro). Ha sviluppato questa teoria e tecnica negli anni, diventandone la più grande esperta mondiale, e creando la sua scuola specifica per “Professional clutter clearing practitioner“.

Lo space clearing quindi è un processo molto articolato e profondo, di cui il decluttering è solo il primo passo. Lo scopo è proprio quello di liberare lo spazio, e liberare l’energia vitale all’interno degli ambienti, in stretta connessione con i principi del Feng Shui. La Kingston ha concepito lo space clearing proprio come un rito, una cerimonia, costituita da 21 tappe, che quindi richiede tempo per essere realizzato e comprende la pulizia e la purificazione degli spazi a diversi livelli.

La liberazione dal disordine, dalla confusione di oggetti accumulati è certamente premessa imprescindibile per avviare un buon processo di pulizia dei propri spazi. E quindi il nostro amico decluttering è davvero protagonista!

Un significato che va oltre

Abbiamo capito quindi che all’interno del grande rito dello space clearing vi è questa prima tappa rappresentata dal decluttering, è cioè dall’eliminazione del disordine e delle cianfrusaglie, per riportare uno spazio alla vivibilità e alla funzionalità. Ma oramai quando si parla di decluttering si intende anche molto altro.

Tecnicamente fare decluttering significa prendere in esame un particolare luogo o ambiente, che è carico di ingombro e disordine e fare l’operazione pratica di selezionare gli oggetti. Ogni oggetto presente quindi viene valutato e si decide cosa farne: se tenerlo, se eliminarlo. Gli oggetti eliminati possono essere donati, riciclati, regalati, aggiustati… o infine buttati nella spazzatura se non c’è niente da fare!

Questo è il significato in termini pratici. Ma non c’è solo questo. Perché nel realizzare questa attività che può sembrare una cosa prettamente fisica, si parte per un viaggio e un percorso al termine del quale non saremo più gli stessi. Ne ho parlato anche con una psicologa, quindi puoi capire che le implicazioni sono considerevoli!

Fare decluttering significa porsi in modo nuovo di fronte agli oggetti che sostano da tempo immemore nella nostra casa. Significa farsi delle domande precise e rispondersi sinceramente. Significa ritrovare un rapporto autentico con i propri oggetti, riconoscere quello che ci serve, ci piace, ci fa stare bene, da quello che invece occupa abusivamente spazio fisico e mentale dentro di noi e dentro la nostra casa. Rappresenta un approccio nuovo alle cose, che si basa sul prendere delle decisioni e non lasciare che siano gli eventi o gli altri a decidere cosa può entrare nella nostra vita. Significa fare i conti con la propria identità con quello che siamo stati e quello che vorremmo essere. Determina poi una nostra maggiore consapevolezza negli acquisti e nelle cose che decidiamo di fare entrare in casa e nella vita. Significa eliminare quello che soffoca la nostra essenza, e far emergere quello che di unico e prezioso abbiamo e siamo. Vuol dire affrontare i pesi del passato, dei ricordi, dei rimorsi, dei desideri infranti e lasciar andare ogni rancore e amarezza per un fallimento. Fare spazio al nuovo, togliendo quello che di vecchio e pesante ci trasciniamo dietro da troppo tempo. Aprirsi al futuro, rivelandosi disponibili ad accogliere quello che la vita vorrà portarci. Liberare, alleggerire, chiarire, illuminare, semplificare, dare sollievo alla nostra vita e a noi stessi.

Capisci perché è difficile trovare una parola italiana per tradurre tutto questo? 😉

Cosa non è

Se il decluttering è tutto questo (e anche di più) è anche importante chiarire cosa non è, perché si potrebbe fare confusione.

  • Non è lo space clearing, o meglio: ne fa parte, ma è solo un pezzetto di un percorso molto più ampio e profondo.
  • Non è il minimalismo: che trae le sue origini dall’arte, declinandosi poi nell’architettura, nella musica e letteratura, e anche nello stile di vita, come quella tendenza a eliminare tutto quello che non è considerato essenziale, arrivando quindi ad una “concezione di vita dove si tende a possedere, a volere e fare solo quello che davvero è necessario, pertanto essenziale.” (cit. Wikipedia).
  • Non significa “buttare via tutto“. Lo scopo e il senso del decluttering non è questo. Lo scopo è eliminare l’ingombro, quello che impedisce il normale e sereno scorrimento della vita. Il timore che qualcuno ha del decluttering come “buttare via tutto” nasce dall’errore che è stato commesso troppe volte di ironizzare sul concetto di buttare via tutto quando si parla di fare pulizia e ordine. Si butterà via quello che sarà da buttare, ma ci saranno molte altre cose che saranno da conservare, coccolare, recuperare, regalare, restituire, rinnovare o aggiustare. Adesso che sai cosa significa veramente, non avere più paura del decluttering!
  • Non lo ha inventato Marie Kondo, che però è famosa per aver fatto diffondere questa stessa filosofia secondo il suo stile e il suo metodo. Che sono i suoi, e sono spiegati bene nel suo libro. Ma nel mondo c’è anche molto altro! E anche da prima.

Ora sai anche tu cosa significa decluttering, e quando ti troverai a parlarne con qualcuno o a leggerne su una rivista, potrai dire che lo conosci. Ma l’invito vero che ti faccio è di sperimentarlo. Non basta conoscerlo. Può trasformare la tua vita e il modo in cui vivi la tua casa e le tue giornate.

Di benefici del decluttering parlerò prossimamente nei miei contenuti, ma se intanto hai già capito che farebbe al caso tuo, parliamone! E’ ciò di cui mi occupo, con tanta passione! www.sarabettella.it

Se vuoi, io ci sono.

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